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Rinnovamento: CREDERE NEL DIALOGO

In questa rubrica si riprendono gli interventi della tavola rotonda del 15 dicembre scorso,
condotta da Massimo Tedeschi del Corriere della Sera, per fare in modo che i temi e i
suggerimenti emersi possano diventare patrimonio comune e occasione di riflessione per il
futuro del Consorzio, delle Cooperative e dei loro Soci.

Introdotto dalla testimonianza di Giuseppe Savino,
fondatore di Vàzzap, Paolo Foglietti vice
presidente di Confcooperative Brescia, dovrebbe
fare fatica, perché la sua carta d’identità è chiara,
a parlare di giovani… invece no. Ricordando la
straordinarietà di quanto è cresciuto e è ancora in
fase di sviluppo nel cortile di Montichiari, richiama
alla responsabilità i Senior chiedendo loro
di rischiare e di immaginare nuovi percorsi per
i giovani dicendo sì a qualche progetto concreto.
Solamente se ci sarà relazione, e non solamente
un’approvazione di massima, il rinnovamento, e
non solo quello generazionale, avrà gambe. Ma
la relazione presuppone il dialogo e quindi una
conoscenza, che si costruisce con pazienza ripercorrendo
strade già battute magari stando seduti
alla stessa tavola. E’ necessario rinnovarsi fino
allo sfinimento, perché fare cooperazione oggi è
sfinirsi nel credere nel dialogo e nella forza di stare
insieme. La cooperazione è l’unica strada per
fare qualcosa di buono!

Rinnovamento è …
di Pietro Arrigoni – regista teatrale

Il 16 gennaio 1916, la squadriglia di idrovolanti di Grado deve
compiere una missione su Trieste; d’Annunzio vola, in qualità di
ufficiale operatore. Gli eventi di quel giorno sono raccontati nel
diario di Renata, figlia del poeta: “a Caorle avevano ammarato
per riparare un piccolo guasto, ma il luccichio del sole sull’acqua
aveva ingannato l’occhio del pilota che non aveva potuto
misurare bene la distanza, e così l’apparecchio, urtando violentemente
sull’acqua, era rimbalzato nell’aria”. Dopo aver subito
quel violentissimo contraccolpo, d’Annunzio resta semicieco:
distacco della retina dell’occhio destro. L’occhio destro è perso
definitivamente ma il sinistro è salvo. Durante questo periodo di
cecità, d’Annunzio riesce però a continuare a scrivere, mediante
un’invenzione poco meno che geniale: egli aveva pensato di
farsi preparare dalla figlia migliaia di sottili striscioline di carta, i
“cartigli”, che gli permettessero di scrivere senza rischiare di sovrapporre
le righe. Il D’Annunzio “esploratore dell’ombra”, colui
che fu per eccellenza il poeta degli occhi, autore delle sensazioni
splendide e sontuose, adesso è costretto a guardare all’interno
della propria coscienza: è l’immagine di una debolezza sublime,
un rinnovamento nuovo e sempre spalancato sull’orlo del
silenzio.

 

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