di Simona Bonfadelli
I primi sei mesi del 2024 sono stati caratterizzati da abbondanti precipitazioni e temperature sotto la media stagionale. Da gennaio a giugno, nella Pianura Padana, sono state registrate precipitazioni per un totale di 918 mm, contro i 465 mm medi calcolati tra il 2006 e il 2020, con un picco nel mese di maggio (289 mm), superiore del 150% rispetto alla media 2006/2020.
Questo eccesso di precipitazioni ha reso il lavoro degli agricoltori più complicato, soprattutto in alcune zone del nostro territorio caratterizzate da terreni molto argillosi e tenaci, ma anche in quelli più leggeri, dove le continue precipitazioni hanno obbligato le aziende agricole ad effettuare le lavorazioni non nel momento opportuno, ma quando possibile. Le conseguenze di questa situazione sono state sotto gli occhi di tutti: campi allagati, fiumi e canali esondati, coltivazioni di cereali autunno vernini colpiti da malattie fungine, semine di mais ritardate, ecc.
I primi effetti dell’eccesso di precipitazioni si sono toccati con mano nel momento della raccolta dei foraggi (trinciati e fieni) e della granella di orzo e frumento. Infatti, le produzioni hanno evidenziato un calo e, cosa non secondaria, una scarsa qualità del prodotto raccolto. Le finestre di raccolta sono state inoltre molto più ampie, proprio a causa delle continue piogge che non hanno permesso alle macchine agricole di entrare in campo sempre nel momento più opportuno. Questo ha influito negativamente anche sulla qualità del prodotto finale, perché le continue precipitazioni hanno provocato un abbassamento del peso specifico della granella.
Alcune cooperative del gruppo Carb hanno dei centri di raccolta ed essiccazione, dove le aziende agricole consegnano frumento (tenero, di forza e duro), mais e soia. Quest’anno la raccolta dei frumenti è cominciata intorno al 25 giugno, in leggero ritardo rispetto agli anni precedenti, ed è proseguita per tutta la prima decade di luglio. Le ultime raccolte, come già sottolineato, sono state ritardate da precipitazioni che hanno fatto aumentare l’umidità della granella in campo che, come è bene sottolineare, viene ritirata da dagli impianti di essiccazione solo se alla prova presso il centro, è sotto il 14,5%. Nel momento in cui il conferente si presenta al centro con il prodotto raccolto, viene fatto un campione del carico e vengono valutate, per tutte le tipologie di frumento, umidità e peso specifico. Per il grano di forza e per il duro viene misurata la proteina e, solo per il duro, anche il livello di DON per ogni consegna. In base alle caratteristiche rilevate il grano viene destinato a differenti utilizzi e perciò separato in silos diversi.
Quest’anno la maggior parte dei frumenti non ha raggiunto i consueti valori di peso specifico e, in molti casi, anche le proteine erano sotto i livelli necessari per rientrare nei parametri ottimali.
Il grano di forza infatti, per essere considerato tale, deve avere un peso specifico di 78/80 e una proteina superiore al 14%. Il grano duro invece, oltre a non avere DON, deve avere un peso specifico superiore a 78 e una proteina che supera il 13%.
In alcuni casi è arrivata della granella in linea con quella degli anni precedenti o con uno scostamento leggero della qualità. Molto probabilmente ciò è legato, tra le altre cose, alle tecniche di coltiva-zioni messe in atto. E queste ultime, se adattate, per quanto possibile, all’annata in corso, avrebbero in alcuni casi potuto permettere migliori risultati produttivi e qualitativi.
Cosa può fare l’agricoltore per cercare di ottenere una granella di qualità superiore? Innanzitutto, supportato dal suo tecnico di riferimento, deve cercare di scegliere una varietà adatta al tipo di prodotto che vuole raccogliere: se, ad esempio, vuole produrre un grano di forza dovrà optare per una pianta che, con-cimata durante la spigatura con gli adeguati quantitativi di fertilizzante a base di azoto, aumenterà il suo peso specifico.
Se invece non sa se venderà un prodotto da foraggio o porterà il raccolto a granella, dovrà optare, ad esempio, per un frumento tenero classico.
Una volta scelta la varietà dovrà cercare di seminare nel momento migliore, che non dev’essere per forza “il prima possibile, perché altrimenti non semino più”! Dovrà valutare sia le condizioni metereologiche, che quelle del terreno.
Quest’anno, ad esempio, le semine tardive sono state quelle che hanno dato i migliori risultati, probabilmente perché poi, in primavera, la fioritura è stata sfalsata rispetto al picco delle precipitazioni. Semine troppo anticipate, soprattutto nel caso dell’orzo, provocano uno sviluppo vegetativo anticipato in autunno, che può favorire la diffusione di virosi.
La quantità di seme ad ettaro da seminare dev’essere calcolata in base alle caratteristiche varietali, alla concia presente sulla semente, all’epoca di semina, alla tessitura del terreno, alla precessione colturale e, se vogliamo essere pignoli, anche al peso dei 1000 semi del lotto che abbiamo a disposizione. Non è detto che un alto investimento determini maggiori produzioni; infatti, un numero di piante per metro quadrato troppo elevato può limitare l’accestimento.
A fine inverno ed inizio primavera, quasi sicuramente, sarà necessario intervenire per controllare quelle malerbe, come ad esempio il papavero, che vanno a competere col grano, soffocandolo. si può agire in maniera meccanica, passando più volte in campo con uno strigliatore, oppure utilizzare prodotti selettivi in post-emergenza, valutando a seconda delle malerbe presenti in campo quali principi attivi usare. Sempre nello stesso periodo si redige un piano di concimazione, in base all’andamento climatico, alla precessione colturale, alla sostanza organica o al concime chimico già distribuiti e alle esigenze della coltura in atto.
Per puntare ad un elevato peso specifico è fondamentale programmare una distribuzione di urea in fase di botticella e, se a causa del maltempo non è possibile intervenire, si dovrebbe valutare l’opportunità di concimare anche in fioritura, ma con un concime un po’ più veloce, come il nitrato ammonico.
Trattamento fungicida: negli anni più volte abbiamo potuto osservare l’importanza del trattamento fungicida, che limita la diffusione di malattie fungine e, di conseguenza, fornisce alla pianta un ottimo livello di sanità che, a sua volta, influisce positivamente su produzione e qualità del raccolto. Nel caso dei prodotti che vengono trebbiati il trattamento dovrebbe essere spostato il più possibile a fine levata inizio spigatura e in alcune stagioni, come quella appena trascorsa, sarebbe utile fare, anche sui grani teneri e di forza, due trattamenti.
Per il grano duro c’è già una certa predisposizione a trattare due volte, prima durante la fase di levata, e poi, obbligatoriamente ad emissione spiga completata. Trattamenti effettuati in questa epoca riescono infatti a contenere lo sviluppo delle fusariosi, mentre trattamenti tardivi precoci no. Il frumento, a fine fioritura, chiude glume e glumelle e non permette al prodotto di entrare e agire sull’eventuale fungo presente. È in piena fioritura che il frumento si trova nella fase più critica, nella quale, veicolato dalle piogge, il fungo del Fusarium, riesce a penetrare nella spiga. Ed è perciò in questa fase che deve si deve creare una barriera protettiva. Insieme ai fungicidi è possibile aggiungere biostimolanti e concimi fogliari che aiutano la pianta ad essere più sana e forte, a fare più fotosintesi clorofilliana e ad aumentare la produzione delle proteine.
Naturalmente queste indicazioni sono importanti e portano ad ottenere buoni risultati, sempre che la natura e il clima, ci diano una mano.
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