La cooperazione pilastro del tessuto sociale

di Francesco Vassalli

Nel 1984, ben 40 anni fa, veniva siglata una convenzione che ha segnato un punto focale nella storia della collaborazione tra comune e cooperazione sociale: a quest’ultima il Comune affidava lo svolgimento dei servizi di manutenzione del verde pubblico. Per celebrare l’anniversario della stipula Confcooperative Brescia e Comune di Brescia hanno organizzato, il 5 novembre nel Salone Vanvitelliano di Palazzo Loggia, il convegno «Lavoro e Fragilità a Brescia: il ponte della cooperazione», un’occasione per celebrare la storica convenzione, ma anche per riscoprire e rinnovare, insieme, le energie e i valori sottoscritti al tempo che contribuirono alla costruzione della normativa nazionale, la legge 381/91. 

Con quella convenzione nasceva un mo-dello virtuoso capace di rispondere ai bisogni della collettività e di dare valore anche alla fragilità che, ha ricordato Mi-chele Pasinetti – Vicepresidente e Segretario Generale di Confcooperative Brescia – nel suo intervento, è «un rischio che riguarda tutti, che può diventare una componente della vita di ogni persona e che, proprio per questo motivo, deve es-sere considerata nelle sue variabili forme, alcune più note, altre emergenti, ma tut-te ugualmente bisognose di attenzione e di professionalità specifiche». Ad aprire il CONVEGNO la Sindaca di Brescia, Laura Castelletti: «vogliamo essere ancora protagonisti del cambiamento, vogliamo essere il centro di una rinnovata speranza e di una lungimirante progettualità.

Ciò che ribadiamo, oggi, è l’impegno di chi continua a vedere il lavoro come via di rinascita e di inclusione e la cooperazione come pilastro insostituibile del tessuto sociale» seguita da Marco Menni – presidente di Confcooperative Brescia – che ha ricordato che Brescia è una città ancora in grado di fare un patto sul «mi fido». Pasinetti ha poi proseguito sottolineando come si riscontri ancora, in diversi casi, la tendenza ad affrontare il tema della fragilità da punti di vista etici e morali più che in un’ottica di strategia e visione di imprese e istituzioni, cambiare prospettiva, invece, «permetterebbe di spostare l’asse della gestione e dell’integrazione della fragilità dal piano delle buone azioni, facendola, invece, diventare leva per lo sviluppo del territorio, della comunità, dell’impresa».

Un cambio di approccio, comunque già avviato secondo Pasinetti, che richiede, però, di non considerare il lavoro sociale quale bassa mano d’opera ma di prendere atto che «l’inclusione operata dalla cooperazione sociale chiede professionalità per trasformare, da un punto di vista lavorativo, la fragilità in risorsa e che tale professionalità ha un costo». Il confronto, poi, tra il Presidente della CCIAA di Brescia Roberto Saccone, Andrea Poli, Assessore del Comune di Brescia con delega alle Attività Produttive, al Turismo, all’Innovazione sociale ed economica e alla Transizione digitale, Simona Tironi Assessore all’Istruzione, Formazione, Lavoro di Regione Lombardia, Giovanna Barbieri e Beppe Bruni di Confcooperative Federsolidarietà Brescia ha messo a fuoco nitidamente la possibilità concreta di avviare percorsi di emancipazione e sperimentazione del lavoro: come 40 anni fa, anche oggi Brescia vuole essere nuovamente la fucina di una cooperazione innovativa, capace di rispondere ai bisogni di una società in continua evoluzione.

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