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AGRICOLTURA IN TAVOLA: i fitofarmaci influiscono sulla sicurezza del cibo che mangiamo?

Cereali, frutta e verdura che troviamo sulle nostre tavole vengono normalmente coltivati col metodo dell’agricoltura integrata. Ciò vuol dire che gli agricoltori, solo quando necessario, trattano le colture con delle sostanze chimiche, i fitofarmaci, allo scopo di proteggerle da parassiti (funghi e insetti) e malerbe (erbicidi). L’utilizzo di questi prodotti è regolamentato dal Ministero della Salute, che ne autorizza le etichette.  Sulle etichette vengono indicati composizione, dosi massime e minime, numero di trattamenti possibili, tempi di carenza, ecc. Ogni prodotto è autorizzato su specifiche colture e l’agricoltore deve registrarne l’utilizzo.

Per poter distribuire i fitofarmaci gli utilizzatori professionali devono seguire corsi di formazione, durante i quali imparano come utilizzare i prodotti e le macchine per la loro distribuzione, nel rispetto delle normative vigenti.

Il prodotto raccolto e commercializzato deve, per la legislazione europea e italiana, sottostare al limite massimo di residui di fitofarmaci (o pesticidi) al suo interno o sulla sua superficie. Questo limite è ben al di sotto dei livelli tossicologicamente accettabili, perciò quando un alimento viene analizzato e non supera il limite massimo, è certamente sicuro per il consumatore finale. Quando si riscontrano anomalie (superamento di tale limite), vengono messi in atto studi per stabilire se il consumatore finale potrebbe subire un rischio sanitario.

Il Ministero della Salute, Direzione Generale per l’Igiene e la Sicurezza degli Alimenti e la Nutrizione, nel “Controllo ufficiale sui residui dei prodotti fitosanitari negli alimenti” (Risultati in l’Italia per l’anno 2019), spiega come vengono effettuati i controlli e illustra i risultati ottenuti. Grazie a questi controlli possiamo affermare che il cibo con cui ci nutriamo è sicuro: sul totale dei campioni analizzati, il 63% non presenta alcun residuo, il 36% presenta residui nei limiti stabiliti dal regolamento CE n. 396/2005 e solo l’1,1% risulta essere non conforme. Ancora più stringenti i controlli per i “Baby Food”, che non presentano anomalie. Quindi, grazie al lavoro del comparto agricolo e ai controlli del Ministero, possiamo sederci a tavola in tutta tranquillità!

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