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Comunità energetiche rinnovabili

di Laura Trevisani e Stefano Moroni

Grazie alla conversione in legge del Decreto Milleproroghe 162/2019 sono state introdotte anche nel nostro Paese le “Comunità Energetiche Rinnovabili” previste dalla Direttiva Europea RED II (2018/2001/UE).

Ma che cos’è una comunità energetica?

Una comunità energetica consiste in un’associazione tra cittadini, attività commerciali, pubbliche amministrazioni locali e piccole/medie imprese che decidono di unire le proprie forze con l’obiettivo di produrre, scambiare e consumare energia da fonti rinnovabili su scala locale.

COME FUNZIONA UNA COMUNITÀ ENERGETICA

Per la creazione di una Comunità Energetica il primo passo da compiere è quello di identificare i potenziali partecipanti e definire gli obiettivi comuni. È fondamentale coinvolgere cittadini, enti locali, aziende e associazioni, tutti uniti dal desiderio di promuovere l’energia sostenibile e ridurre i costi energetici. Una volta chiariti gli obiettivi, si procede con un’analisi approfondita del territorio con uno studio di fattibilità che consideri gli aspetti tecnici ed economici del progetto.

La fase successiva riguarda la costituzione giuridica della CER, che implica la scelta della forma. Dal momento che, per legge, lo scopo di una comunità energetica non può essere il profitto, le forme più comunemente utilizzate per ragioni di praticità e convenienza sono quelle dell’associazione riconosciuta o della cooperativa. Il passo successivo consiste nell’individuare l’area dove installare l’impianto (o gli impianti) di produzione, che dev’essere in prossimità dei consumatori.

Questo significa, per esempio, che una PMI oppure una Pubblica Amministrazione possono installare un impianto fotovoltaico, rispettivamente sul proprio stabilimento produttivo o scuola, e condividere l’energia prodotta e immessa in rete con i cittadini del Comune che hanno deciso di far parte della comunità.

Allo stesso modo si possono costituire comunità di quartiere, comunità agricole, comunità di borgo e così via. L’impianto non deve necessariamente essere di proprietà della comunità: può essere messo a disposizione da uno solo o più dei membri partecipanti o addirittura da un soggetto terzo. 

In parallelo, è essenziale individuare le fonti di finanziamento, attraverso fondi pubblici, incentivi o investimenti privati, e costruire un solido piano finanziario che garantisca la sostenibilità a lungo termine della comunità. Una volta assicurate le risorse finanziarie, si passa alla progettazione degli impianti di produzione energetica. Con gli impianti operativi, la CER inizia a produrre e distribuire energia, gestendo e monitorando costantemente le prestazioni per assicurare efficienza e trasparenza.

Parallelamente a questi aspetti tecnici, è cruciale mantenere una comunicazione aperta e continua con la comunità, promuovendo la CER attraverso campagne informative. Oltre ad incoraggiare la partecipazione attiva dei membri è opportuno anche l’incentivazione di nuovi ingaggi di soggetti con fasce di consumo idonee alla massimizzazione dell’energia consumata. 

La collaborazione e il coinvolgimento di tutti sono elementi chiave per il successo e la sostenibilità della Comunità Energetica Rinnovabile.Questi passaggi forniscono una guida strutturata per la creazione di una CER, ma ogni progetto può richiedere adattamenti specifici in base al contesto locale e alle esigenze dei partecipanti.

Come funzionano le comunità energetiche? Una volta messo in esercizio l’impianto, la comunità può fare istanza – anche tramite un’azienda esterna allo scopo delegata – al Gestore dei Servizi Energetici (GSE) per ottenere gli incentivi previsti dalla legge per l’energia condivisa.

È bene chiarire che gli incentivi non sono riconosciuti a tutta l’energia prodotta, ma solo a quella condivisa all’interno della comunità, cioè a quella consumata dai membri nella stessa fascia oraria di produzione. Qualora la produzione sia superiore al consumo, per l’energia eccedente viene riconosciuto alla comunità il solo valore economico dell’energia, senza ulteriori benefici. Tale energia può anche venire immagazzinata in sistemi di accumulo (tipicamente batterie elettrochimiche agli ioni di litio) per essere poi utilizzata quando le fonti rinnovabili non sono utilizzabili (per esempio di notte nel caso dei pannelli solari) o quando se ne verifichi la necessità (per esempio per far fronte a picchi di domanda).

ACCESSO ALLA TARIFFA INCENTIVANTE E/O AL CONTRIBUTO PER LA VALORIZZAZIONE DELL’ENERGIA ELETTRICA AUTOCONSUMATA

Per tutte le CER sono previsti incentivi in conto esercizio sull’energia autoconsumata sotto due diverse forme:

  • una tariffa incentivante sull’energia prodotta da FER e autoconsumata virtualmente dai membri della CER. La tariffa è riconosciuta dal GSE – che si occupa anche del calcolo dell’energia autoconsumata virtualmente – per un periodo di 20 anni dalla data di entrata in esercizio di ciascun impianto FER. La tariffa è costituita da una parte fissa e una variabile,  oscilla tra 60 €/MWh e 120€/MWh in funzione della taglia dell’impianto e del valore di mercato dell’energia. La parte fissa varia a seconda della potenza dell’impianto, mentre la parte variabile cambia in base al prezzo di mercato dell’energia. Per gli impianti fotovoltaici è prevista una ulteriore maggiorazione fino a 10 €/MWh in funzione della localizzazione geografica;
  • un corrispettivo unitario di valorizzazione per l’energia autoconsumata. Varia ogni anno in funzione dei corrispettivi determinati dall’ARERA (Autorità di Regolazione per Energia, Reti e Ambiente) e vale circa 8 €/MWh.

COMUNITÀ ENERGETICHE CON LE ISTITUZIONI

La condivisione di energia elettrica da fonti pulite a partire dalla PA a vantaggio della comunità.

Come ripartire fra i membri i ricavi derivanti dall’energia prodotta attiene alle regole di funzionamento della comunità energetica, che ciascuna comunità stabilisce liberamente attraverso un regolamento. Per esempio, si può decidere di ripartire i guadagni della vendita dell’energia in eccesso in modo uguale fra tutti i soci ma di privilegiare, nella suddivisione degli incentivi, quanti si sono adoperati affinché i propri consumi fossero contemporanei alla produzione di energia o addirittura premiare quei soggetti che hanno messo a disposizione i propri impianti per il beneficio comune.

Da un punto di vista pratico, ogni membro della comunità continua a pagare per intero la bolletta al proprio fornitore di energia elettrica, ma in base a quanto deciso nei regolamenti, può beneficiarne in parte e reinvestire il premio della tariffa auto condivisa per progetti utili a livello sociale ed ambientale. 

COMUNITÀ ENERGETICHE: VANTAGGI E BENEFICI

Le comunità energetiche hanno numerosi impatti positivi su persone, enti e comunità coinvolte: 

  • Benefici economici. Grazie ai meccanismi di incentivazione derivanti dall’energia prodotta e utilizzata, la comunità è in grado di produrre un “reddito energetico” da redistribuire.
  • Benefici ambientali. Da un lato si evita di produrre energia da fonti fossili liberando CO2, dall’altro di dissipare energia in perdite di rete.
  • Benefici sociali. Si stimola l’aggregazione sociale sul territorio e si educano i cittadini a una cultura rivolta alla sostenibilità urbana, coinvolgendo tutte le fasce della popolazione.

La costituzione delle CER impone un percorso giuridicamente complesso e tortuoso, ma con la giusta impostazione risulta proficuamente conseguibile.

Infine, per le sole CER in cui gli impianti di produzione sono ubicati in Comuni con una popolazione inferiore a 5.000 abitanti, è previsto un contributo in conto capitale, pari al 40% del costo dell’investimento, a valere sulle risorse del PNRR. 

Il contributo in conto capitale del PNRR è pari al 40% delle spese sostenute per la realizzazione di impianti FER, nei limiti delle spese ammissibili e dei seguenti costi di investimento massimi in funzione della taglia di potenza:

  • 1.500 €/kW, per impianti fino a 20 kW;
  • 1.200 €/kW, per impianti di potenza superiore a 20 kW e fino a 200 kW;
  • 1.100 €/kW per potenza superiore a 200 kW e fino a 600 kW;
  • 1.050 €/kW, per impianti di potenza superiore a 600 kW e fino a 1.000 kW.

L’imposta sul valore aggiunto (IVA) non è ammissibile alle agevolazioni, salvo il caso in cui non sia recuperabile ai sensi della legislazione sull’IVA.

LE RINNOVABILI ACCELERANO: LA COLLABORAZIONE TRA COOPERATIVE PUÒ AIUTARE A ULTERIORMENTE SVELTIRE IL PASSO

Il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (Pniec) nel 2020 stabilì, tra gli altri, gli obiettivi green nazionali per il 2030 in tema di efficienza energetica, fonti rinnovabili e riduzione delle emissioni di CO2. 

Recentemente il Ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, ha confermato come, per raggiungere tali obiettivi fissati, si dovrà conseguire ogni anno una nuova potenza installata da rinnovabili pari a 10 – 12 GW. 

Questa premessa porta ad attendere che gli impianti fotovoltaici, che rappresentano la componente più importante dell’insieme delle rinnovabili, nonostante siano già stati oggetto di importanti semplificazioni autorizzative e di tangibili misure agevolative che hanno facilitato l’importante crescita registrata, nei mesi e anni a venire saranno oggetto di ulteriori misure idonee ad incrementare l’accelerazione della potenza installata. Infatti, secondo i dati Terna raccolti dall’Osservatorio della Transizione Verde pubblicato da Il Sole 24 ore, a fine giugno 2024 sono 72,84 i gigawatt di potenza installata da fonti rinnovabili (33,62 GW da solare con un incremento del 22,8% rispetto al primo semestre 2023). Tale corposo incremento, nonostante abbia portato per la prima volta in Italia a registrare come la produzione elettrica da fonti rinnovabili sia superiore a quella da fonti fossili, porta tuttavia a stimare che entro il 2024 si raggiunga un incremento di 8 GW di potenza installata: dato importante, ma decisamente inferiore al target sopra ricordato.

 

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