di Paolo Malizia e Sonia Rumi
A causa della variabilità climatica dei territori di produzione di mais e delle frequenti e peculiari condizioni meteorologiche che caratterizzano i principali areali cerealicoli comunitari, la presenza di muffe tossigene e la contaminazione da micotossine sono negli ultimi anni partico-larmente frequenti ed elevate.
Il rischio di incorrere in contaminazioni elevate da aflatossina è soprattutto accentuato per la granella di mais, sia nazionale che, nel caso di annate sfavorevoli, anche comunitaria. La conseguenza di ciò è che a livello mangimistico l’im-piego zootecnico di granella di mais è indirizzato all’utilizzo di granella con ca-ratteristiche che ne consentano l’impiego per tutte le specie e categorie di animali (bovini, bovini da latte, suini e avicoli). Particolarmente rilevante è la problema-tica generata da una contaminazione da aflatossine, in particolare della categoria B1, in quanto il trasferimento nel latte del metabolita M1 ha un limite normativo stringente e nel caso di un superamento dello stesso il latte bovino e caprino viene destinato alla distruzione.
Controllare questo tipo di problema presuppone l’adozione di linee guida per il controllo delle micotossine nella granella di mais, tenendo presente che la presenza di tali tossine non è completamente attribuibile all’azione dell’uomo e non è mai del tutto eliminabile e controllabile. Diventa necessario, pertanto, un approccio di tipo sistemico che comprenda l’approccio di più misure in tulle le fasi del sistema che vadano ad interagire con l’infestazione da parte del micete e con l’accumulo delle micotossine nella granella dal campo al post raccolta e del metabolita nel prodotto finito (latte).
Un buon controllo delle aflatossine necessita dell’analisi del rischio con l’individuazione dei punti più critici del sistema e i risultati sono in funzione della capacità di controllo dal campo, allo stoccaggio, fino alla trasformazione. Il tutto si traduce fondamentalmente nell’applicazione di buone pratiche agricole (GAP) e buone pratiche di gestione (GMP) secondo l’indicazione della Raccomandazione 2006/583/CE e secondo i disciplinari di produzione sia del cereale che, in particolare, del latte e derivati, ottenuti dalla somministrazione del cereale stesso e dei suoi prodotti trasformati.
PRINCIPALI BUONE PRATICHE AGRICOLE
Pratiche con efficacia nel controllo della contaminazione significativa, elevata e molto elevata:
PRINCIPALI BUONE PRATICHE DI MANIPOLAZIONE
Pratiche con efficacia nel controllo della contaminazione significativa, elevata e molto elevata:
IL CAMPIONAMENTO
All’interno della cooperativa Comazoo l’applicazione delle linee guida GMP, mediante il proprio piano di autocontrollo, consente di controllare la contaminazione da Aspergillus flavus sulla granella di mais impiegata per la produzione di mangimi o farine. Fondamentale è però l’esecuzione di una campionatura corretta delle granelle in ingresso.
Il campionamento viene eseguito secondo le indicazioni del Reg. CE 401/2006, ma le metodiche descritte hanno una complessità tale da renderlo difficilmente applicabile in qualsiasi sito produttivo. Si procede quindi secondo una metodica riconosciuta che prevede il prelievo in più punti in una massa di 30 tonnellate (autotreno in ingresso) realizzando 5 aliquote di granella che costituiranno un campione finale del peso di almeno 5 Kg integralmente macinato dal quale prelevare almeno 5 aliquote per costituire il campione da sottoporre all’analisi. L’applicazione di questa metodica riduce la variabilità del campione fonte di risultati non rappresentativi dell’effettiva contaminazione della massa.
La cooperativa Comazoo assicura l’applicazione di protocolli di controllo stringenti rispetto alla normativa vigente, ma è necessario considerare che l’estrema variabilità della contaminazione nei vari areali di produzione, la grande difficoltà ad ottenere campioni realmente rappresentativi della contaminazione all’interno di un lotto e le quantità variabili somministrate agli animali, produttori di latte, sono fattori che, nel caso di annate problematiche, possono rappresentare un grave rischio di contaminazione accidentale da metabolita M1 nel latte.
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