di Davide Pedrini
Negli ultimi anni, a seguito di estati sempre più siccitose e critiche dal punto di vista dell’irrigazione delle colture a ciclo primaverile-estivo, si stanno diffondendo con maggior intensità tecniche irrigue più efficienti, come le ali gocciolanti superficiali o interrate, comunemente chiamate manichette, e i sistemi semoventi ad ali articolate, come Pivot e Rainger. Infatti, questi metodi permettono di ridurre i volumi di acqua utilizzata, favorendo un elevato risparmio idrico, grazie ad una distribuzione più efficiente e uniforme, direttamente sul terreno, e all’incremento dell’efficacia d’uso dell’acqua (WUE, Water Use Efficency), ovvero i kg di sostanza secca prodotta per m³ di acqua fornita.
Oltre all’efficienza irrigua questi impianti permettono di effettuare la fertirrigazione, in modo da favorire una maggiore efficienza agronomica, azzerando gli sprechi, ed ottenere un aumento delle rese e della qualità della granella.
La fertirrigazione è una pratica agronomica che consente di apportare un fertilizzante minerale o organico alla coltura mediante l’acqua di irrigazione, poiché questo viene iniettato, miscelato e disciolto in modo omogeneo all’acqua e distribuito durante il ciclo colturale.
La distribuzione dei quantitativi di azoto e di altri elementi nutritivi avviene seguendo la curva di assorbimento riducendo al minimo le perdite nell’ambiente e assecondando ogni fabbisogno della coltura. Questa pratica un tempo veniva applicata con l’irrigazione a scorrimento usando gli effluenti zootecnici; tuttavia, anche in presenza di canalette di cemento, questa tecnica oggi è vietata dalle limitazioni della direttiva nitrati.
Dal punto di vista pratico i concimi liquidi, o quelli granulari opportunamente solubilizzati in acqua, sono inseriti nel sistema irriguo attraverso appropriati sistemi di iniezione, che sfruttano il differenziale di pressione creato da un’apposita valvola (dosatore di tipo Venturi), oppure da dosatori elettronici governati da una centralina. Il dosaggio è prestabilito tenendo in considerazione la portata oraria dell’impianto indicata dal contalitri volumetrico o analogico.
È proprio con la fertirrigazione con ali gocciolanti su mais, che uno studio redatto dall’università di Torino dal 2014 al 2019, ha dimostrato un aumento in media dell’11% della produzione di granella, rispetto al mais irrigato per scorrimento o con manichetta, ma concimato con fertilizzanti azotati in forma granulare. Ciò poiché si è determinato un aumento del 15% della NUE (Nitrogen Use Efficiency), ovvero i kg di sostanza secca per kg di N fornito, visto che la distribuzione frazionata dell’azoto durante lo sviluppo della coltura ha favorito l’assorbimento dell’elemento quando la pianta presentava le maggiori necessità (Blandino, 2019). Questo ha evidenziato come l’efficienza d’uso del fertilizzante sia maggiore quando questo viene applicato in fertirrigazione, consentendo di produrre 52 kg di granella per kg di azoto distribuito, contro i 45 kg ottenuti con una concimazione azotata convenzionale.
Dunque, questi lavori indicano come l’adozione della fertirrigazione permetta di ottenere rese uguali, se non superiori, alla concimazione tradizionale effettuata alla semina o in copertura, ed evidenziano il fatto che queste tecniche risultano di interesse in condizioni di ridotte disponibilità idriche, ma anche in quelle condizioni in cui la natura del suolo (suoli sciolti e superficiali) determina la necessità di elevati e frequenti apporti di acqua e azoto, con una ridotta efficienza di utilizzo di questi fattori produttivi.
Nel caso della coltura del Mais, per capire come definire le dosi da distribuire con la fertirrigazione, dobbiamo sapere innanzitutto che l’asporto di elementi nutritivi di un mais necessari per produrre 10 t/ha di granella secca è pari a 140 kg/ ha di azoto, 60 kg/ha di fosforo e 50 kg/ ha di potassio, con interramento degli stocchi; mentre se la pianta viene utilizzata intera come foraggio necessità di 240 kg/ha di azoto, 100 kg/ha di fosforo e 210 kg/ha di potassio. Nel bilancio va inoltre considerato l’apporto di elementi nutritivi derivanti da letame, liquami e residui colturali, che non sono però a pronto rilascio ma hanno un effetto residuale nell’anno, o eventuali concimazioni in pre-semina.
Una volta stabilite le unità di azoto da apportare alla coltura l’ideale è distribuire l’apporto in 5/6 interventi fertirrigui considerando una quota maggiore, circa il 20-25% dell’apporto totale ad intervento, allo stadio fenologico di 6/7 foglia, nel quale viene predisposto l’abbozzo della futura spiga, e in piena fioritura, dove potrebbe essere necessario anche un apporto di potassio per favorire allegagione e riempimento della granella.
Nelle cooperative del Carb si possono trovare dei concimi azotati liquidi già opportunamente solubilizzati con un titolo del 30 o 25% di azoto, lievemente acidi. L’acidità permette di evitare l’incrostazione e l’otturazione dei gocciolatori e rendete naturalmente disponibile il fosforo e il potassio presente nel terreno, che a pH neutri risulta legato ai colloidi e indisponibile per la coltura. Nel caso di carenze di microelementi, riscontrabili con peculiari manifestazioni sulle lamine fogliari, è possibile intervenire tempestivamente, solubilizzando nel tankl del concime azotato dei prodotti specifici a seconda delle esigenze. Per qualsiasi necessità siamo in grado di fornirvi le tipologie di fertilizzanti liquidi necessarie, sia alla rinfusa, per avere un risparmio e poter utilizzare cisterne aziendali, che in appositi tankl da 1000 lt.
Oltre ai prodotti liquidi sono disponibili presso le nostre commissionarie anche i concimi granulari, indispensabili per le aziende che non hanno la possibilità di fare fertirrigazione. E anche in questo caso la scelta del concime da distribuire in copertura è fondamentale per ottenere i migliori risultati produttivi possibili e un confronto col vostro tecnico di riferimento può sempre essere utile.
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