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IL TECNICO INFORMA: Gestione della vitellaia

di Giovanni Trapattoni, Davide Pozzi e Alessandro Franzoni

La corretta gestione della vitellaia in tutti i suoi aspetti rappresenta il segreto per consentire di massimizzare il benessere e la capacità produttiva della futura vacca da latte. I fattori chiave per ottenere una rimonta di successo sono la nutrizione e lo stato di salute, due aspetti sui quali si fonda il protocollo proposto da Comazoo per migliorare la gestione di questa fase così importante.

IMPORTANZA DELLA NUTRIZIONE E DELLO STATO DI SALUTE
La nutrizione e lo stato di salute rappresentano i due aspetti più importanti da monitorare nel processo di crescita della vitella poiché influenzano in modo significativo la capacità dell’animale di raggiungere età, peso e taglia idonei al momento della fecondazione e del parto.
Infatti, considerato come la rimonta abbia un importante impatto economico a livello aziendale, è necessario sviluppare un modello gestionale improntato sull’efficienza e l’efficacia produttiva per contenere i costi di mantenimento. Tutto ciò è strettamente correlato alla gestione delle prime fasi di vita, la chiave di volta in grado di determinare il potenziale produttivo e riproduttivo di una lattifera.

Comazoo propone quindi un protocollo semplice e schematico da seguire per poter affrontare al meglio le problematiche riscontrabili in vitellaia ed ottenere una rimonta di successo.

GESTIONE DELLA COLOSTRATURA
Durante le prime fasi di vita (10-14 giorni) il vitello non è immunocompetente e dipende quasi totalmente dalle immunoglobuline assunte con il colostro materno. Questo perché la placenta della bovina, non consente il transito anticorpale diretto tra madre e feto; risulta fondamentale quindi garantire il trasferimento passivo dell’immunità al vitello tramite una corretta colostratura. Essa rappresenta il primo crocevia che determina in modo significativo la probabilità di sopravvivenza nelle prime 24 ore post-parto e lo stato di salute nei giorni successivi. Il tempismo nella somministrazione del colostro e l’idonea quantità fornita rappresentano il primo obiettivo da perseguire.

È necessario quindi assicurarsi che il vitello assuma almeno 4 L nelle prime 6 ore post-parto, ad una temperatura di 36-38° C; infatti, il dilungamento oltre questo intervallo temporale comporta la graduale riduzione della permeabilità intestinale e della capacità di assorbimento delle immunoglobuline. Altresì, l’eccessivo ritardo nella mungitura rispetto al parto determina una drastica riduzione della concentrazione anticorpale nell’escreto, con conseguente aumento del rischio di FPT (Failure Passive Transfer) e di patologie perinatali. Anche la qualità e l’igiene del colostro sono aspetti da tenere in considerazione. In aggiunta alla semplice valutazione visiva, per verificare che sia stia somministrando un colostro di ottima qualità, è necessario avere a disposizione un rifrattometro, strumento in grado di testare la concentrazione di immunoglobuline.

Un primo latte di elevata qualità deve avere un valore superiore a 22° Brix; qualora la concentrazione risulti inferiore, è bene utilizzare del colostro congelato di ottima qualità stoccato nell’apposita “banca”. Altrettanto importante è la valutazione della contaminazione batterica nel colostro. I valori da riscontrare per ottenere una buona colostratura sono una concentrazione massima di 100.000 cfu/ml per la carica batterica totale e 10.000 cfu/ml per i coliformi.

Uno studio di Johnson -Godden et al., (J dairy science 2007) ha infatti dimostrato come un colostro contaminato dal punto di vista batterico determina una riduzione della capacità di assorbimento delle immunoglobuline gamma del 25% e un conseguente aumento del rischio di FPT.

Al fine di valutare se tutto il protocollo gestionale viene eseguito nel modo corretto, è necessario effettuare un monitoraggio tramite analisi sierologiche sui vitelli scolostrati. Qualora venga rinvenuta una concentrazione ematica di IgG superiore ai 10 mg/mL, la gestione della colostratura può considerarsi efficiente.

IMPORTANZA DELLA PROFILASSI VACCINALE
La richiesta sempre più crescente, da parte della Comunità Europea, di limitare l’impiego di antimicrobici rende sempre più difficile il trattamento degli animali malati; di conseguenza, diventa cruciale la profilassi vaccinale per prevenire le patologie in allevamento.
Il punto di partenza per la corretta gestione delle patologie gastroenteriche dei vitelli è la vaccinazione delle vacche in asciutta. Il vaccino, infatti, permette la copertura nei confronti dei principali patogeni causa di enterite come Rotavirus, Coronavirus e ceppi di E.Coli contenenti fattori di patogenicità K99. Questi agenti patologici colpiscono gli animali nelle prime settimane di vita tramite una contaminazione di tipo oro-fecale.

I vitelli, quindi, si infettano ingerendo l’agente infettivo che poi colonizza l’intestino e nel giro di breve tempo provoca un danno a livello dei villi intestinali; ciò determina nell’animale una sintomatologia enterica (diarrea osmotica e da malassorbimento) associata molto spesso ad un rialzo della temperatura corporea.
E. Coli è sicuramente il principale patogeno riscontrabile nel periodo neonatale; considerando il suo rapido tempo di incubazione si può avere un’insorgenza della sintomatologia anche pochi giorni dopo la nascita, se l’ambiente è contaminato.

È bene inoltre ricordare come vi siano tantissimi sierotipi di E. Coli responsabili di sindromi enteriche neonatali e non tutti hanno analogie con i ceppi coperti da vaccino. Perciò, risulta chiaro come la prima regola fondamentale per la prevenzione resti sempre la pulizia e la disinfezione degli ambienti di stabulazione.

Infatti, se la gestione di questi fattori risulta deficitaria i patogeni possono perpetrarsi fino ad alcune settimane dopo la nascita. Ad esempio, Rotavirus e Coronavirus, che hanno un tempo di incubazione più lungo, si manifestano successivamente (generalmente attorno ai 7-10 giorni di vita).

Oltre alle sindromi enteriche è molto importante anche la gestione delle patologie respiratorie: i principali patogeni contro cui è necessario intervenire preventivamente sono il Coronavirus Respiratorio, il Virus Respiratorio Sinciziale, il Virus della Parainfluenza 3 e la Mhannemia Haemolitica.
I tre virus, appena menzionati, possono essere causa diretta di polmoniti virali, oppure fungere da “apri porte” alle infezioni batteriche, in particolare da M. Haemolitica, batterio causa di gravi polmoniti sia in animali giovani che adulti.
Fortunatamente, anche per queste patologie da esiste una forma di prevenzione vaccinale.

GESTIONE DELLA PARASSITOSI
Un ulteriore aspetto da tenere in considerazione per migliorare la gestione igienico-sanitaria della vitellaia è la prevenzione delle principali parassitosi del vitello.

Nella prime settime di vita il parassita che la fa da padrone è Cryprosporidium Parvum. Questo protozoo, ha una via di trasmissione di tipo oro-fecale, con Oocisti subito infettanti una volta rilasciate nell’ambiente. Nel caso di contaminazione, la propagazione dall’intestino di un animale malato diventa davvero smisurata; per cui buona norma sarebbe quella di isolare sempre i soggetti malati e disinfettare gli ambienti una volta diagnosticata la malattia.

La forma di prevenzione utilizzabile contro questo patogeno prevede l’impiego di una molecola chiamata Alofuginone, prodotto in grado di bloccare il ciclo di replicazione del protozoo ed impedire indirettamente la distruzione delle cripte dei villi intestinali.

ALIMENTAZIONE LATTEA E SOLIDA
La nutrizione del vitello è strettamente influenzata dallo sviluppo morfo-funzionale del suo tratto gastroenterico. Infatti, si passa da una prima alimentazione unicamente lattea, durante la quale viene definito “monogastrico funzionale”, ad una progressiva sostituzione del latte con alimenti solidi che ne determinano la trasformazione in un vero e proprio ruminante.

La caratteristica che accomuna le diverse tipologie di diete è la loro elevata qualità nutritiva/nutrizionale, necessaria al fine di garantirne il miglior stato di salute e la crescita. È bene quindi evitare di considerare eccessivo il costo alimentare nelle prime fasi di vita, poiché gli incrementi di peso che la vitella otterrà allo svezzamento e nelle fasi successive influenzeranno in modo significativo la sua produzione all’entrata in lattazione.

L’obiettivo per rendere più efficiente la gestione nutrizionale della vitellaia è quindi quello di cercare un compromesso tra la quantità e la qualità di latte e starter somministrato ai vitelli, in modo da poter ottenere un’autonomia alimentare precoce con accrescimenti elevati.
Le raccomandazioni suggerite sono di alimentare gli animali con almeno 700-800 grammi di polvere di latte al giorno ed intervenire con la somministrazione del mangime fin dal secondo giorno di vita. Nel caso si utilizzi latte ricostituito, è necessario cercare di ricreare tutte le caratteristiche del latte materno, sia in termini di qualità che di concentrazione di polvere impiegata; il consiglio è quello di mantenere almeno una concentrazione del 13% per litro d’acqua.

Ciò significa che per ottenere un litro di latte sarà necessario aggiungere 130 grammi di polvere a 870 ml di acqua, miscelati ad una temperatura di 38-39°
C. Nella stagione invernale, a causa dell’aumento di fabbisogno energetico nel vitello, si può incrementare la concentrazione al 15% per mantenere gli obiettivi di crescita prestabiliti. È molto importante rispettare questi vincoli ed evitare di ottenere un latte “diluito” che può determinare una sottoalimentazione, con conseguente carenza energetica e maggior predisposizione dei vitelli a patologie enteriche e respiratorie.

Il mangime va invece introdotto gradualmente a partire dai primi giorni di vita in modiche quantità, cercando di stimolarne il consumo il più precocemente possibile. Lo starter, infatti, favorisce lo sviluppo delle papille ruminali e la colonizzazione del rumine da parte della microflora batterica e protozoaria. Inoltre, in abbinamento ad alimenti grossolani, ha un’azione meccanica sulle pareti del rumine che ne determinano l’incremento della muscolatura e della taglia.

Le caratteristiche nutritive del latte e dello starter utilizzato rappresentano il fattore chiave per determinare l’accrescimento giornaliero di un vitello.
Infatti, l’ottima appetibilità del prodotto e le caratteristiche qualitative delle sue componenti energetiche e proteiche influenzano l’indice di conversione del vitello e quindi il peso raggiungibile al momento dello svezzamento. Questo evento, infatti, coincide che il completo passaggio all’alimentazione solida, e può essere realizzato al raggiungimento di un consumo giornaliero di starter pari a circa 2-2,5 kg. Prima avverrà questo passaggio e minore saranno i costi alimentari da sostenere per la crescita del giovane bovino. Per favorire il consumo di mangime è indispensabile che il vitello abbia sempre a disposizione acqua da bere a volontà, fresca e pulita non solo durante la stagione estiva ma anche in inverno ad un’idonea temperatura. Inoltre, l’acqua di abbeverata ricopre anche un importante ruolo nella crescita e la moltiplicazione della flora batterica ruminale.

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