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IL TECNICO INFORMA: La bolletta dell’energia

di Stefano Scotton

Con questo articolo inerente i mercati energetici (in particolare energia elettrica e gas metano), si vuole offrire ai soci una visione di insieme, e quindi una maggior consapevolezza, relativamente ad una delle voci di costo dei bilanci delle loro aziende, e delle loro abitazioni private, che, oltre ad avere un impatto importante, non sempre risulta completamente compresa data la complessità (intesa sia come difficoltà di molteplici elementi coinvolti) delle singole “sotto-voci” che concorrono alla composizione della tariffa finale globale.

Sono infatti svariate le componenti di spesa a cui ogni utente deve far fronte quando riceve una bolletta, ma solo alcune di esse possono risultare oggetto di un qualche controllo da parte del fruitore finale delle commodities in oggetto 0, per dirla in altri termini, possono essere “negoziate con il fornitore”.
Infatti le restanti poste, che possono arrivare a pesare per circa il 40% del costo finale (in realtà tale peso percentuale può subire variazioni dovute a motivazioni tecniche o congiunturali), sono dovute a normative nazionali e quindi inevitabili ed uguali per tutti i fornitori presenti sul mercato, qualunque cosa ne dicano dei call center troppo aggressivi e poco corretti (ed è anche per questi motivi che è importante avere un operatore serio e trasparente); sono i cosiddetti “oneri passanti” che il fornitore di energia elettrica o gas naturale riscuote dall’utente e versa agli enti competenti senza avere alcun tipo di margine o compenso per l’operazione.

SPESA PER MATERIA PRIMA
Quindi, al netto degli oneri passanti, delle accise e dell’iva (spesso riassunte nel termine “tasse” e che, ripetiamo, pesano complessivamente per circa il 40% del costo della bolletta), che non possono essere oggetto di alcuna negoziazione ma comunque fonte di giustificati malumori da parte degli utenti, la bolletta si compone dell’altra voce di “peso” in termini quantitativi, vale a dire la “spesa per materia prima“.

All’interno di questa voce, che è il primo importo che si trova in bolletta, sono presenti, anche qui, delle sottovoci, alcune contrattabili altre invece derivanti da normative da parte delle Autorità Nazionali che gestiscono i mercati energetici (quali le perdite di rete, il dispacciamento, la componente mercato capacità), ma la parte più importante si riferisce al “costo della materia prima” (tariffa praticata ai consumi dell’energia elettrica/gas naturale e quota fissa di commercializzazione pagata mensilmente).

È solo a questo stadio della bolletta che entra in gioco il mercato dell’energia.
Qui possiamo chiederci: “quanto costa l’energia/gas” e quali sono le previsioni sui valori che il mercato potrebbe esprimere e, di conseguenza, decidere se è preferibile seguire il mercato mese per mese o fissare il costo per i successivi 12 mesi o più.
Proprio per farci un’idea di quanto appena esposto, è necessario fare una fotografia del mercato dell’energia.
Entrando nel dettaglio osserviamo che il PUN (prezzo unico nazionale della Borsa “elettrica” italiana) è in lieve ma costante calo registrando una flessione del 14% rispetto al mese di dicembre 2023, attestandosi a 0,09916 Euro/Kwh (al momento della stesura di questo articolo il PUN registra una ulteriore lieve diminuzione). Anche il prezzo del gas naturale (che ricordiamo è in parte utilizzato per produrre energia elettrica quindi ne influenza il prezzo) continua a diminuire chiudendo gennaio 2024 con una flessione del 15% (0,3306 Euro/metro cubo, considerando il valore dell’indice
PSV) rispetto al mese precedente e con un febbraio ancora in discesa. Rapportando gli attuali valori a quelli registrati nel medesimo periodo dell’anno scorso, considerando il valore della sola materia prima al netto degli oneri passanti, otteniamo un prezzo pari alla metà con riferimento all’energia mentre per il gas il delta è addirittura superiore.

Le motivazioni che stanno alla base di una flessione di tale portata si riconducono sostanzialmente ad una flessione dei consumi energetici a livello nazionale (minor domanda), ad un aumento della quota delle fonti rinnovabili nel mix di generazione a copertura della domanda energetica (circa 1/3 del totale) ed alla caduta libera del prezzo del gas, anche dovuta alla mitezza del clima invernale con temperature registrate sopra la media degli ultimi decenni.
È solo il caso di ricordare che i valori espressi dagli indici delle borse energetiche (PUN per l’energia elettrica e PSV e/o PSbil per il gas), che sono grandezze ex post, non possono essere i valori che si possono poi “bloccare” contrattualmente con il proprio fornitore di riferimento, in quanto le piattaforme su cui si formano i prezzi “futures” dell’energia non sono le stesse su cui si formano invece gli indici mensili, riflettendo, le prime, le elaborazioni di altre informazioni, di aspettative e di congetture sui rischi, a breve e medio termine, anche di carattere geopolitico.

Per quanto detto, la stragrande maggioranza degli utenti finali, siano essi aziende o privati ed a parità di consumi, devono aver constatato, negli ultimi mesi, un deciso alleggerimento della bolletta soprattutto rispetto ai primi mesi dello scorso anno (per non parlare del 2022).
Per quanto riguarda le previsioni sul prossimo futuro, senza dimenticare la famosa affermazione del premio Nobel per la fisica Niels Bohr : “Fare previsioni è molto difficile, soprattutto sul futuro”, possiamo sbilanciarci con buona sicurezza affermando che, per quanto riguarda il primo semestre 2024 (per i mesi che mancano ancora al suo completamento) il prezzo della energia dovrebbe attestarsi sui 0,09 euro/ kwh mentre per il gas sui 0,30 euro/smc, valori accettabili.

Per il secondo semestre 2024 non sono attese variazioni particolari né variazioni particolarmente impattanti sui prezzi, se non quelle relative ad assestamenti di carattere sostanzialmente stagionale.
È chiaro però che, soprattutto in Italia, Paese strutturalmente dipendente dal gas, il prezzo delle commodities energetiche risentirà in maniera particolarmente elastica circa le prossime evoluzioni geopolitiche. A tal proposito ricordiamo che quasi tutto il gas ad oggi consumato in Italia viene importato con le navi metaniere e pertanto risulta fortemente dipendente dal contesto internazionale.

Il tutto ci induce a pensare che la scelta delle aziende di rimanere a prezzo variabile continui a confermarsi, quanto meno sul breve periodo, la soluzione ottimale rispetto ai prezzi fissi verso i quali risulta ancora consigliabile un approccio attendista in ragione di un continuo trend ribassista del mercato, anche se, per le grandi aziende più “energivore”, solitamente associate a forniture in media tensione, potrebbe essere interessante valutare di bloccare il prezzo, se non su tutti, almeno su una percentuale dei propri consumi, anche per poter meglio contenere i propri costi energetici.

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