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La qualità dei foraggi nella razione

di Davide Pedrini

I foraggi costituiscono la maggior voce di costo negli allevamenti da latte; infatti la loro coltivazione, raccolta e conservazione rappresenta una spesa significativa nel bilancio aziendale e la qualità e quantità di ciò che viene prodotto sono il principale fattore che determina la risposta produttiva della stalla, visto che produzione di latte e sanità ruminale dipendono spesso dalla qualità e della quota di inclusione del foraggio e, in secondo luogo, dall’integrazione necessaria per bilanciare la dieta. 

I foraggi sono però estremamente variabili per quanto riguarda la loro composizione, come il tenore in proteina e in fibra digeribile, e questo limita e influenza il potenziale di ingestione di sostanza secca da parte degli animali. Per questo, non tanto la tipologia di foraggio (leguminosa, graminacea, insilato o affienato) ma la loro qualità e la loro salubrità sono strategici in un’ottica di massimo impiego di foraggi nelle razioni.

I parametri qualitativi da considerare per produrre o acquistare un buon foraggio sono i seguenti:

  • La sostanza secca, ovvero il peso del campione tolto il suo contenuto di acqua. Per il fieno si considera un valore medio del 90% di sostanza secca. Un’umidità superiore al 14-18% indica il rischio di muffe.
  • La fibra che è la chiave della funzionalità digestiva: se il foraggio è poco digeribile, aumenta il tempo di masticazione e l’ingombro del rumine, a danno dell’ingestione; al contrario, un foraggio digeribile consente una maggiore ingestione che si traduce in più latte prodotto e di alta qualità, riducendo il costo. Il tenore in fibra viene valutato come fibra neutro detersa (NDF) e acido detersa (ADF). L’N-DF considera tutta la parte della fibra, incluse le emicellulose, mentre ADF è una sua frazione e misura solo cellulosa e lignina. Sui cartellini dei mangimi troviamo il valore di fibra grezza, è il metodo ufficiale ma meno utile per il razionamento (considera solo una parte della fibra). Recentemente ha preso piede l’analisi della digeribilità della fibra, che rappresenta la percentuale di NDF che viene realmente digerita dai microrganismi (per valutarla si usa un tempo di riferimento di 24, 30 o 48 ore).
  • Le proteine grezze: molto importanti dal punto di vista nutrizionale, vengono anch’esse divise per la loro degradabilità nel rumine tra proteine solubili e proteine insolubili. Anche queste ultime sono utilizzabili ai fini nutritivi eccetto la frazione legata all’ADF, che quando presente in elevata quantità può indicare un problema di eccessivo surriscaldamento del foraggio.
  • Le ceneri: Il livello di ceneri del foraggio varia per specie botanica, ma valori superiori al 10% non dipendono più dal tipo di pianta, ma sono indice di inquinamento da terra, per lo più dovuto all’imbrattamento delle piante (per esempio per piogge battenti o allagamenti) o a una distanza tra la barra sfalciante e il terreno troppo ridotta. È consigliabile infatti non scendere mai sotto la distanza di sette centimetri, che salgono a dieci se il cotico è discontinuo come nel caso di erbai e medicai al secondo anno. È ormai consolidato il legame tra la presenza di terra nella razione distribuita alle bovine e l’insorgere dei difetti di gonfiore tardivo del formaggio, dovuto alla proliferazione di spore di clostridi che passano dall’animale e giungono nel latte dalla contaminazione dell’ambiente
  • l’indice RFQ, che definisce la quali-tà relativa del foraggio in relazione a NDF, ADF, proteina grezza, protei-na legata all’NDF, digeribilità della fibra a 48 ore, grassi grezzi e ceneri. Questo indice permette di differenziare i foraggi in base alla digeribilità dell’NDF e di dividerli in categorie per il loro utilizzo o valutazione economica (come riportato in tabella 1)

È indispensabile produrre foraggi di alta qualità, anche se bisogna ragionare sul giusto compromesso tra quantità e qualità per rendere economicamente vantaggiose le operazioni di raccolta e conservazione, considerando le esigenze degli animali. Oggi si dà la priorità alla concentrazione energetica e proteica dei foraggi che vogliamo produrre, anche a scapito di una parziale riduzione della produzione finale di sostanza secca. Il problema è però contenere i costi di produzione anche quando le quantità da raccogliere potrebbero far pensare il contrario, tant’è che, rispetto a 15-20 anni fa, i cantieri di raccolta sono molto più performanti ed efficienti  e consentono di gestire ampie superfici in tempi relativamente brevi. 

Naturalmente la scelta del momento in cui effettuare la raccolta rimane il fattore principale che guida e determina la qualità finale del prodotto ottenuto. Per le foraggere prative, come prati stabili e erbai a base di loietto, il momento per effettuare il taglio va individuato, senza compromessi, in stadi precoci di sviluppo, per esempio alla botticella per i loietti ad inizio emissione bottoni fiorali per l’erba medica, mentre per i cereali autunno-vernini occorre optare per stadi più avanzati, quando inizia la formazione delle cariossidi e si ha la maturazione lattea-cerosa, in modo da avere un buon compromesso tra fibra e accumulo di amido.

Inoltre, uno dei punti cardine per garantire l’efficienza del sistema foraggero è quello di abbinare la raccolta allo stadio di sviluppo opportuno a un metodo di conservazione in grado di minimizzare le perdite di sostanza secca, energia e proteina, capace di garantire l’arrivo alla bocca dell’animale di un alimento con una concentrazione energetica e proteica il più simile possibile a quella che le colture avevano al momento della raccolta, e l’insilamento nelle sue diverse tipologie (dalla trincea alle rotoballe, dagli insilati semi-umidi ai fieni-silo) è sicuramente una tecnica in grado di garantire questa efficienza. 

Tuttavia, nella razione delle bovine per la salute e funzionalità ruminale deve essere contemplata una frazione di foraggio affienato di qualità, che è sempre più difficile produrre direttamente a causa delle variabili ambientali. Per questo nelle commissionarie del Carb puoi trovare un servizio di fornitura di foraggi di alta qualità tradizionali o disidratati/ventilati, come medica, prati e miscugli di graminacee. 

Questi foraggi sono prodotti da aziende qualificate che raccolgono il prodotto tramite falcia-condizionatrici che salvaguardano la foglia e la salubrità del foraggio e ne accelerano l’essiccazione, in modo da fare restare il meno possibile il fieno in campo, e utilizzano ranghinatori a tappeto, che permettono di ridurre al minimo la raccolta di impurità come terra, sassi e altri inquinanti, e moderne big baller con sistema di coltelli, per avere un prodotto tagliato corto ed omogeneo. 

Per i foraggi ventilati, Il foraggio viene raccolto in campo e portato rapidamente in essiccatoio, dove viene essiccato con basse temperature salvaguardando così la qualità e le caratteristiche migliori di un buon foraggio affienato. La qualità di tutti i foraggi commercializzati è garantita da una tracciabilità di ogni lotto prodotto, dalla produzione in campo, allo stoccaggio finale. Inoltre, per completare la razione trovi anche paglia de-polverizzata trinciata e paglia tradizionale lunga.

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