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PENSIERI E PAROLE: oltre il ruolo

di Adriana Busi – È un imprenditrice agro-zooteenica della provincia di Pavia.
Insieme alla sorella Claudia ed al cugino Riccardo gestisce la società Agricola i Tigli a Borgo San Siro. che comprende un allevamento di circa 440 animali in mungitura, un biogas da 300 kIV e 150 ettari di terreno.

 

COME VEDI IL RUOLO DELLA DONNA IN AGRICOLTURA? POTRESTI FARE CENNO ALLA NEONATA ASSOCIAZIONE QdL- “QUELLE DEL LATTE” (DI CUI SEI VICE PRESIDENTE?

Per rispondere alla domanda ho bisogno di fare un excursus su cosa sia il ruolo.
Il termine ruolo etimologicamente deriva dal francese rôle contrazione di rôtle e questo a sua volta dal latino ròtulus o rùtula diminutivo di rota che vuol dire ruota, disco, giro. Quindi il ruolo è qualcosa che deve girare o far girare, è un qualcosa che muove e che crea dinamismo.
Quindi ogni ruolo è una ruota che gira con un suo ritmo, un suo senso; ecco perché in teatro indica la parte che interpreterà un attore (protagonista, antagonista, comparsa etc) e perché in sociologia è il comportamento che un individuo mette in atto nella società secondo le regole che questa gli impone. Sapere che ruolo stiamo interpretando delinea ciò che siamo e le regole che dobbiamo seguire. Ma i ruoli possono essere una prigione?

Sì, per noi donne il ruolo sessuale ha imposto dei limiti evidenti per molto tempo e ci ha delegate ad un ruolo secondario o da comparse che ha tratteggiato la nostra autostima, la nostra consapevolezza e la nostra indipendenza.
Tutto questo per dire cosa? Che le donne in agricoltura ci sono sempre state, e sono sempre state fondamentali per far girare la ruota in stalla e in campagna, facendolo sempre all’ombra dell’uomo, anche quando erano loro stesse a guidare le scelte del marito magari indirizzandolo in una scelta imprenditoriale importante. Le donne erano le braccia, la voce, ma non il volto, e questo, ce l’ha insegnato Cyrano de Bergerac, equivale a non esistere.

Oggi, grazie alle battaglie delle donne che ci hanno preceduto, anche il nostro ruolo in agricoltura sta cambiando: stiamo diventando volti! Sempre più donne sono a capo delle aziende agricole, sempre più donne sono veterinarie, sempre più donne sono nutrizioniste o tecnici di riferimento nelle aziende del settore.
Sempre più donne stanno scegliendo il proprio ruolo al di là del genere e con questa scelta stanno cambiando gli scenari, le organizzazioni aziendali, le regole perché finalmente si ha la possibilità di essere.

Ovviamente essendo un nuovo percorso, un nuovo cammino, ruote nuove che girano, si incontrano parecchie difficoltà; da qui nasce “l’Associazione Quelle del Latte” ( QL) che ha lo scopo di creare una rete femminile nel campo zootecnico e agricolo, sostenendo le donne del settore con corsi di formazione, di consapevolezza del sè, di Mentoring in cui porre al centro l’essere umano e non solo l’economia. Ecco perché abbiamo l’obiettivo di fornire anche assistenza psicologica e legale a tutte quelle QaL che ne avranno bisogno.
Abbiamo creato un realtà in cui poter essere e vi assicuro che non è una cosa da poco.

SECONDO TE, COSA SI PROSPETTA, NELL’IMMEDIATO FUTURO, PER L’AGRO-ZOOTECNIA ITALIANA?
L’immediato futuro è resistere ai debiti e non è una battuta. Negli ultimi anni gli investimenti per rinnovare le aziende, renderle più efficienti e competitive sono stati ingenti, purtroppo, però, in un panorama economico-finanziario poco favorevole. Questo sicuramente è un fattore che ha aiutato ad aumentare il bournout nel nostro settore portandolo ad essere il più colpito da questo “male”.
Può essere che le manifestazioni di questi giorni possano essere la risposta a questo stato di malessere? Io credo proprio di sì.

Le manifestazioni che partono dal basso, dal popolo sono sempre l’espressione di un malessere che spesso non ha la forza della giusta verbalizzazione ma che esprime molto bene un disequilibrio dettato dal non sentirsi ascoltati e visti. E qui ritorniamo al ruolo. Qual è il nostro ruolo nel mondo? Qual è l’agricoltura che vorremmo e che vorrebbero? In questa marcia di trattori europei sicuramente c’è stato un colpo di scena inaspettato e incredibilmente rincuorante: la città, i cittadini ci hanno accolto e sostenuto, si sono schierati con noi quasi in una relazione di fratellanza, che non è avvenuta all’interno del settore che ancora una volta non ha avuto il coraggio di essere unito.
Trovare la nostra identità, ridefinire il nostro ruolo sociale per educarci tutti ad un’economia imprenditoriale più matura e consapevole ci permetterebbe di vedere un futuro più favorevole alla creazione, alla progettualità e alla ricerca.
Negli ultimi anni stiamo passando da una agro-zootecnia famigliare ad una di tipo industriale; vedi le dimensioni delle aziende sempre più grandi, l’organizzazione del lavoro diversa e il rapporto con un mercato, al quale destinare le proprie produzioni, sempre meno locale e legato territorialmente alle realtà aziendali e sempre più vincolato alla grande distribuzione.

C’È ANCORA UN FUTURO PER L’AGRICOLTURA FAMIGLIARE?
Se per agricoltura Familiare si intende non avere un ruolo, non avere orari e alla fine non avere tempo per la propria famiglia, sì, allora non c’è futuro.
Se invece intendiamo l’agricoltura familiare come il modo per tramandare una storia, verso un futuro da scrivere onorando i padri, allora sì, è ancora possibile. Comunque, in un sistema economico-imprenditoriale, come quello attuale, non è più possibile comportarsi in azienda come parenti; è necessario che ci si riferisca al ruolo che si riveste nell’impresa (manager, capo stalla, amministrativo, trattorista ecc.) e che ci si parli secondo le competenze, esaltando i talenti di ognuno esattamente come da tempo si fa nel settore industriale.

Penso che questo debba essere fatto a prescindere dalle dimensioni aziendali; non è il legame parentale ma quello imprenditoriale a definire il futuro di un’azienda, anche se non ci si può dimenticare del territorio che gli dà asilo.
Ci sono diversi mercati e uno può non escludere l’altro.
Concludo con una frase che mi piace tantissimo e che dà un grande respiro al futuro. “La tradizione è la custodia del fuoco, non l’adorazione della cenere”.

 

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